La pratica manuale dello Shiatsu nasce in Giappone dopo l’introduzione nel paese della medicina tradizionale cinese (VI sec. d.C.), che ne rappresenta il fondamento teorico. In Occidente lo abbiamo iniziato a conoscere grazie al prezioso lavoro di Tokujiro Namikoshi (1905-2000), medico giapponese che per primo organizzò didatticamente la metodologia Shiatsu; è stato poi divulgato da altri grandi maestri, fra cui ricordiamo Shizuto Masunaga e Wataru Ohashi. Il suo nome (Shi = dita, atsu = pressione) non può descrivere in modo esaustivo questa disciplina raffinata basata principalmente sul contatto, la forma più antica di accudimento e dedizione: lo Shiatsu, al giorno d’oggi, comprende una vasta gamma di stili e contiene al suo interno molteplici tecniche, che danno modo agli operatori più esperti di esprimere al meglio la loro sensibilità.
Per poter diventare un’operatore Shiatsu è necessario aver completato almeno un percorso di formazione triennale organizzato da una Scuola qualificata. Il principale riferimento in Italia in tal senso è sicuramente la Federazione Italiana Shiatsu.
Cos’è lo Shiatsu
Rientra a tutti gli effetti nel campo delle discipline olistiche, che mirano a mantenere o ristabilire l’armonia psicofisica dell’individuo agendo prevalentemente sulla sua matrice energetica. La pressione Shiatsu viene effettuata su aree, canali o punti precisi della superficie del corpo, riferibili al sistema dei meridiani energetici usati anche in agopuntura. Proprio in questi punti il Qi, ovvero l’energia che anima l’organismo, si concentra in modo particolare: in tal modo l’operatore induce una reazione, stimola l’energia, andando a riequilibrarne il flusso e favorendo i sistemi di autoregolazione dell’organismo stesso. Questo tipo di pressione si distingue principalmente per tre criteri fondamentali:
- uso del peso
- perpendicolarità
- pressione graduale e costante
L’operatore lavora tradizionalmente a terra, su un comodo futon, e utilizza al minimo la forza fisica durante il trattamento: ogni suo gesto nasce dal baricentro, nella parte bassa dell’addome, in un’area interna e profonda che i giapponesi chiamano Hara. In questo modo migliora la qualità della pressione ma soprattutto si mantiene una condizione ricettiva che permette di cogliere con sensibilità quanto accade al ricevente.
Shiatsu: benefici, sensazioni e controindicazioni
Lo Shiatsu, dunque, non è un atto medico, non cura patologie, non si sostituisce ad altre figure che operano nel campo sanitario: agisce però in modo eccellente nell’ottica della prevenzione ed è una delle metodiche elettive per mantenere attiva l’omeostasi corporea e la capacità di autoguarigione della persona.
Induce un profondo senso di rilassamento psicofisico, favorendo l’autocoscienza. Durante il trattamento l’operatore mantiene costantemente il contatto col ricevente, offrendo una sensazione di grande presenza e supporto anche a livello emotivo e psichico. Proprio in funzione della sua dolcezza il trattamento Shiatsu è adatto a tutti, dai bambini alle donne in gravidanza, comprese le persone in età avanzata: l’esperienza dell’operatore permetterà di calibrare l’intervento in modo specifico sul soggetto. Per dare un’idea dell’approccio che ritengo più funzionale, rimando ad una dimostrazione del maestro Ohashi, dove si possono vedere le chiavi fondamentali del suo metodo.
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